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La "TANA" di ARF          by Arf
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Visita di controllo IMPORTANTE |
Venerdì 6 Luglio
Papà oggi ha un controllo importante, dopo gli esiti poco promettenti di visite e analisi fatte negli ultimi mesi, c’è da valutare il quadro della situazione per decidere il da farsi .... sempre ci sia ancora qualcosa da fare.
Mamma mi chiede di accompagnarli, non chiedo il perché, vado. Guida papà, è evidentemente perso via nei suoi pensieri anche se, come al solito, cerca di non farlo vedere. Arrivati a Bologna mi rendo conto di come tutte le procedure, le pratiche, i corridoi, gli ambulatori, le attese, le visite, le infermiere, le dottoresse, i piani fatti su e giù tra un padiglione e l’altro, il panino (il solito) mangiato al bar dell’ospedale nell’arco della giornata per me siano tutte cose da giramento di testa, stordimento e disorientamento mentre per papà e mamma sono semplicemente una consolidata routine che si ripete da 11 anni... e oggi papà non ha nemmeno dovuto subire nessun intervento con relativi effetti collaterali e necessità di recupero con mamma ad accompagnarlo, accudirlo e a vegliare su di lui in ospedale, in camper o in camera di casa d’accoglienza fino all’ok per tornare a casa.
Usciamo dopo varie ore con il verdetto: “nessuna possibilità di procedere con ulteriori interventi ma solo possibilità di provare il dubbio trattamento chemioterapico” e promessa di rivedersi dopo tre mesi per rivalutare il quadro clinico. Il lungo abbraccio di papà con la D.ssa Serra, che lo ha curato per 11 anni, fa però capire a tutti che non ci sarà una prossima visita.
Raggiungiamo la macchina, io e mamma sconfortati e intenti a trattenere le lacrime mentre papà dopo un primo silenzio decide che bisogna andare a mangiare il gelato, il solito gelato, nel solito centro commerciale con il solito giro dei negozi, come fatto per 11 anni, sfoderando una serenità talmente potente che rasserena anche noi ed è con il sorriso che ci avviamo tutti e tre a prendere quel gelato.
Nel viaggio di ritorno guida ancora papà e parliamo di tutto tranne che della
malattia, i suoi pensieri dell’andata sembrano spariti per lasciare spazio alla
consapevolezza che si è arrivati “alla fine dei giochi”, come diceva sempre lui
e questo, per assurdo, gli ha portato una visibile serenità. La serenità di un
giocatore che ha chiuso con soddisfazione una partita dura ma giocata al meglio
delle sue possibilità con tutte le forze e le armi a sua disposizione.
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